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Public Image Ltd. (PiL)

Un putiferio. I Sex Pistols sbracano, Sid Vicious che tira le cuoia in quel di New York, il filmmaker Julien Temple che dà in pasto ai fan del punk La grande truffa del rock’n’roll. E John “Rotten” Lydon nel bel mezzo, che tutto osserva. Uno, John, che mica si fa pregare troppo. E infatti, morti i Pistols, subito mette su una cosa tutta sua, e mostra di avere un paio di coglioni grossi così: chi aveva, anche solo per un attimo pensato, fosse tutta una “grande truffa” (la sua), vada a farsi fottere.

È il 1978. La Virgin, vampirizzata e manipolata dal Nostro – ormai ribattezzatosi col suo vero nome: John (Joseph) Lydon – sputa in faccia al punk. In faccia al mondo. Critica, pubblico, decisi, indecisi. Tutti, ma proprio tutti… Fuck You! First Issue era stato un album drogato, biascicato, suonato per non suonare bene. Tanti lo avevano schifato, alcuni lo compresero; ora però si attendeva una mossa numero due degna di cotanto esordio. Ed eccola la n°2. Sempre su Virgin, appena un anno dopo. Non gli bastava un singolo vinile a John? Quattro facciate di quella robaccia allucinante doveva propinarci? Meglio non farsi scrupoli del genere, perché il disco (allora) in uscita della nuova creatura di Lydon – i Public Image Ltd – è addirittura un doppio. O meglio, un triplo.

Metal box, infatti, nell’edizione originale (indovinate un po’ perché si chiama così…) è composto di tre dischi a 12″; Second Edition, invece, nella ristampa, distribuita in America a 1980 fatto, risulta un classico double album. E adesso passiamo in rivista il molosso dei PiL (uno dei massimi della new wave tutta). Si parte con Memories, canzone scelta anche come singolo. Top 40. Anzi, neanche quello. Un disco che ha bucato l’occasione giusta? Macché. State a sentire: nonostante tutti i 12 pezzi dell’album siano (in sostanza) un ‘buona la prima’, il disco inanella numeri di lusso uno dietro l’altro. Tipo? Tipo Albatross, ad esempio, 10 minuti in cui il basso del sommo Wobble irrompe sulla voce catatonica di Lydon e sulla tramatura della batteria stracca eppure trascinante. Insomma: i tipi si strafanno di droghe e mettono su dischi reggae di tutti i tipi stravaccati nel salotto di Gunter Grove. E si sente!

Memories è già più allegrotta. Un up-tempo, ma sempre in salsa dub. La techno con qualche annetto di anticipo? Forse. Tim Walker lavora alla batteria su basi disco sciattissime e ci tira fuori cupezze new wave che sono pura avanguardia. E meglio lo si capisce in una Swan Lake. Altro che Tchaikovsky. Il dub di Wobble è tetragono e paradossalmente mobilissimo. La chitarra affilata e free. La voce di Lydon un urlo soffocato, un canto soffocante. Apice della claustrofobia-camuffata-rock del disco è Poptones, che promette il contrario di quel che il titolo dice: la perfetta canzone dei P.I.L. Canzoni-suite, che potrebbero incastrarsi ad anello le une alle altre, fagocitando le une le parti delle altre. E davvero non cambierebbe un cazzo: tutto rollerebbe a meraviglia. E quindi Metal Box/Second Edition è proprio questo: un disco epocale. Sega in due la new wave di fine ’70 e a calci in culo la fa volare nei rave anni ’90.

Nel 2009 Lydon riforma i P.I.L. ma non quelli della formazione aurea: mancano all’appello Wobble e Levine. In compenso ci sono Lu Edmonds e Bruce Smith, già al fianco di Lydon nei dischi dei PiL dei tardi ’80. Con in più un signore che di nome fa Scott Firth e che ha suonato con Steve Winwood tanto quanto con le Spice Girls. E non aggiungiamo altro…

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